a destra Padre Turoldo

a destra Padre Turoldo

Da vari quotidiani e periodici, dagli schermi televisivi e da pubblici microfoni, Turoldo segna con la sua presenza gli eventi più caldi e dibattuti del Paese. Sul piano della bibliografia elenca un notevole numero di opere saggistiche, teatrali, e, in prevalenza, di poesia; tra le più recenti: Lo scandalo della speranza, Ave Maria, La preghiera dei poveri, Il diavolo sul pinnacolo, Opere e giorni del Signore.
Lo sforzo continuo del sacerdote-poeta, che ha sempre seguito la povertà come presenza profetica della storia, è quello di “far cantare” la fede, di esaltare la comunicazione dell’uomo con il creato e con il Creatore, di apprendere, guardando in se stessi, a essere miti e liberi. Non gli interessa “tanto la poesia come poesia; gli interessa la poesia come testimonianza, come realizzazione di se stesso, come carne che si fa parola, sacerdotale”. Mentre lui, Cristo, è parola che si fa carne, “la mia è una carne che si fa parola: questa è la risposta al Verbo”. Questa visione di fede si trova disseminata in tutti i suoi versi, nel suo modo di inseguire Dio, nel suo continuo cercare di interrogarlo: “Chi sei? Dove sei? Mentre ti respiro, mentre t’inseguo, tu m’insegui”.
Satana e il Santo mettono continuamente in discussione la storia del mondo. Il Dio del nulla contrapposto al Dio della vita: così Turoldo “sul monitor della sua lunga vigilanza di profeta e poeta, segnala l’ischemia sottesa al cuore del mondo, la spaccatura insanabile che rende perennemente incerto il destino dell’uomo”.