Il Premio fu fondato nel 1972 dal Circolo Culturale “Silvio Spaventa Filippi” di Potenza, allora presieduto dal compianto Avv. Andrea Varango, che, sollecitato da profonde idealità civili e culturali, a questa istituzione dedicò gli ultimi trent’anni della sua esistenza. Esordì sul ricco e variegato proscenio dei premi letterari italiani l’otto Dicembre 1972, festa dell’Immacolata, e questa resterà la data topica della premiazione per circa quindici anni; oggi essa cade nell’ultima decade di Ottobre. Esso nacque dalla esigenza di stabilire collegamenti con la vita intellettuale nazionale per reagire positivamente alle condizioni di isolamento in cui si trovava la nostra regione; esigenza tanto più avvertita in un momento in cui, con l’istituzione della Regione a statuto ordinario, la comunità lucana veniva sollecitata ad essere protagonista del suo riscatto dalla condizione di marginalità socio-economica e culturale, in cui la storia e la politica, più che la geografia, l’avevano condannata per secoli. Si poneva allora anche il problema della riscoperta delle radici storiche e della ricomposizione della difficile identità lucana, di qui l’idea di una sezione del Premio riservata alla saggistica storica allo scopo di contribuire al rinnovamento degli studi storici regionali, a promuovere e diffondere la conoscenza della cultura lucana, ad approfondire i fenomeni e gli aspetti creativi della cultura regionale. A presiedere la giuria, per alcune edizioni unica per la Narrativa e la Saggistica storica, fu chiamato Carlo Bo, invitato da Emilio Colombo perché prendesse sotto la sua guida il neonato Premio. Bo, protagonista e testimone della cultura nazionale di un secolo, guidò il Premio per un quarto di secolo, accreditandolo con la sua autorità culturale e morale presso la cultura nazionale. Bo rimase presidente della Giuria della narrativa sino al 1993, quando le condizioni di salute non gli consentirono più di affrontare i disagi di un viaggio troppo lungo. A raccoglierne l’eredità, continuando felicemente nel solco tracciato da Bo, è Leone Piccioni, prestigioso intellettuale e critico letterario. Costituitasi nel 1975 la giuria della Saggistica, la cui presidenza fu affidata a Nicola Cilento e successivamente a Tommaso Pedìo, che guidò la sezione di Saggistica storica sino al 1999, oggi essa è presieduta da Cosimo Damiano Fonseca, uno dei più noti medievisti europei.
La composizione delle giurie è il punto forza del Premio Letterario Basilicata. Queste, arricchitesi via via dei più bei nomi della cultura letteraria e dei più prestigiosi studiosi del mondo accademico italiano, pur negli inevitabili cambiamenti dovuti a condizioni di salute e, purtroppo, a decessi, sono rimaste, nel nucleo originario, immutate. Ciò costituisce un fattore di stabilità e di continuità di indirizzo, la cui linea critica continua ad essere quella indicata da Carlo Bo nella prima riunione della giuria, linea che è rimasta ferma e alla quale le giurie non sono venute mai meno: rigore delle scelte non condizionate da gruppi di pressione intellettuale od editoriale, riconoscimento della qualità estetica e di impegno etico, di qualità di scrittura e di significato umano delle opere.
L’avventura culturale del Premio dura dunque da quarantadue anni: una bella età, quella del nostro Premio, ormai nella piena maturità, di cui mostra tutti i segni della fresca vitalità e della virtù attiva; una vitalità che si alimenta all’idea fecondatrice che è all’origine del suo progetto culturale: valorizzare le voci più profonde che esprimono le istanze e i valori autentici del nostro tempo con scelte letterarie al di là della geografia territoriale e al di sopra di ogni pregiudizio di appartenenza a “parrocchie” letterarie, nella fedeltà alle ragioni della letteratura, nel rispetto assoluto dei valori della cultura, della sua indipendenza, della sua libertà. Da questo punto di vista, il “Basilicata” si connota per una precisa e dichiarata collocazione culturale. Su questo punto, è bene essere chiari: ogni attività culturale ha alla base una filosofia, un preciso orientamento. Alla base del Premio Letterario Basilicata insiste l’idea di una cultura dei valori secondo la tradizione nazionale, che è soprattutto cristiana, e cioè in chiaro dissenso con l’infertile cultura radical-chic.
Da quel lontano Dicembre 1972, quando il “Basilicata” si affacciò nel mondo dei premi nazionali con una cerimonia svoltasi in semplicità, “come in famiglia” – ricordava spesso Carlo Bo – molte cose sono cambiate pur nella fedeltà alla filosofia di fondo che sempre ha connotato il Premio e che gli ha conferito una precisa e peculiare specificità tra i premi letterari.
Qui basti accennare ad alcune linee di svolgimento. Inizialmente il Premio prevedeva due sezioni, la “Narrativa” e la “Saggistica storica”, affidate entrambe ad un’unica giuria presieduta da Carlo Bo. La partecipazione al premio di “Narrativa” è stata regolata, sin dall’inizio, da questa formula: ciascun giurato propone una terna di opere pubblicate nell’arco dell’ultimo anno; nella riunione plenaria, che normalmente viene convocata a Roma, la Giuria designa il vincitore. Diversa è la procedura seguita per l’assegnazione del premio di “Saggistica storica”: sono gli autori e le case editrici a proporre la partecipazione delle opere pubblicate nell’ultimo biennio, sulle quali ciascun giurato esprime il proprio giudizio di merito; successivamente, in una riunione plenaria, i giurati designano il vincitore. Dall’edizione del 2007, tale procedura è stata in parte modificata essendo stato introdotto, accanto alla partecipazione volontaria di editori ed autori, il sistema della segnalazione di una terna da parte di ciascun giurato.
Nel 1975 fu istituita una autonoma giuria per le opere di saggistica, la cui presidenza fu affidata a Nicola Cilento, Magnifico Rettore dell’Università di Salerno, che nel 1978, per impegni accademici, lasciò la carica, pur continuando a far parte della Giuria. Gli subentrò il professore Tommaso Pedio, rimasto in carica sino alla morte avvenuta nel Gennaio 2000. Dall’edizione 2001 presiede la Giuria l’Accademico dei Lincei Cosimo Damiano Fonseca.
Nel 1987, su proposta di Carlo Bo, fu istituita la sezione di “Letteratura spirituale e Poesia religiosa” da assegnare a “personalità illustri che abbiano contribuito con la loro attività (mediante istituzioni e testi) all’affermazione e alla riflessione dei principi che motivano una vita interiore e una cultura ispirate alla trascendenza”. Questa sezione sino alla XXXVI edizione ha avuto il suo punto di riferimento in Mons. Gianfranco Ravasi; gli subentra il dott. Roberto Righetto. Con questa sezione il Premio da qualche anno ha assunto un respiro internazionale.
Nel 1996, venticinquesima edizione, svoltasi sotto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica, il Premio si arricchì della sezione dedicata alla Saggistica storica e Cultura lucana, istituita allo scopo di dare maggiore articolazione a questo ramo del Premio, ma soprattutto al fine di dare continuità a un’ideale biblioteca di storiografia regionale.
Ultimo germoglio, in ordine di tempo, è la sezione di “Economia Politica e di Diritto dell’Economia”, che ha esordito nel 2003, con la quale si intende sollecitare l’approfondimento di problematiche relative alle prospettive di sviluppo della nostra Regione e del Mezzogiorno nell’epoca della globalizzazione.
Dal 2003, infine, il Premio si è proiettato anche fisicamente sul territorio regionale con la sua sezione itinerante – Storiografia e Cultura lucana – allo scopo di coinvolgere le comunità locali e di inserire la nostra istituzione sempre di più nel tessuto socio-culturale della Regione.
Da segnalare, ancora, il Premio “Presidenza della Regione Basilicata”, istituito dal 2006 dal presidente Vito De Filippo e riservato a un narratore lucano, e il Premio “Città di Potenza” nella sezione di Saggistica storica, voluto dal Sindaco di Potenza Vito Santarsiero, due premi che ormai si possono considerare istituzionalizzati nella struttura programmatica del “Basilicata”.
AVV. ANDREA VARANGO, presidente del Circolo Culturale “Silvio Spaventa Filippi” (1969-2005) e fondatore del Premio Letterario Basilicata, di cui fu presidente dal 1972 sino alla morte, (dicembre 2005).
Figura operosa di promotore culturale, presidente del Circolo Culturale “Silvio Spaventa Filippi sin dall’istituzione, nel 1972, sollecitato da profonde idealità etiche, civili e intellettuali, superando difficoltà e diffidenze, diede vita, in seno al Circolo, alla Fondazione “Premio Letterario Basilicata”, che diresse per ventiquattro anni con impegno totale, nella convinzione di servire, per tale via, la propria Regione, che amava con orgoglioso sentimento di appartenenza, per farla uscire dall’isolamento e immetterla nel circuito culturale nazionale .
Al “suo” Premio dedicò gli ultimi trent’anni della sua esistenza. Né i non lievi disagi e le angustie, né le amarezze, i disinganni, talvolta l’ostilità e la malevolenza di un ambiente ove non mancano i grandi-piccoli uomini, lo fecero deflettere da quello che riteneva un compito necessario per la sua città e per la sua regione.
Ancora alla vigilia di congedarsi definitivamente dai suoi e dagli amici, discorreva della organizzazione del Premio con chi aveva condiviso entusiasmi, delusioni e preoccupazioni per la vita del Circolo e della sua più prestigiosa manifestazione.
La sua figura sociale nell’immaginario collettivo della città si identificava con il Premio, e in questa identificazione v’era il riconoscimento di una bella impresa, di un’opera generosa, anche ardua e rara in questa nostra comunità di non facili accensioni per gli arditi progetti.
Cattolico di vecchio stampo, Andrea Varango mantenne integre, con esemplare coerenza, le sue certezze e sicurezze morali e religiose, anche nei momenti più difficili e dolorosi, rimettendo tutto, con cristiana accettazione, nelle mani di Dio.
Uomo profondamente buono, generoso, capace di compenetrarsi nelle esigenze altrui (e per questo talvolta pagò duri prezzi), era sempre pronto a prodigarsi, con slancio disinteressato, per chi a lui si rivolgeva.
Aveva il culto dell’amicizia, che sapeva coltivare con indefettibile fedeltà.
Per la feconda eredità lasciata alla Lucania, Andrea Varango ha di diritto un posto nella storia culturale della nostra regione.(sgb).