In quell’Epoca, meridione è un’opera che ricerca, all’interno della Storia dei grandi avvenimenti del ‘900, la storia personale degli uomini che la vivono nel contesto del Meridione e più precisamente della Lucania, perché “…ci sono tante storie nella Storia ..”.
Nella prima parte osserviamo una società più antica attraverso gli occhi del giovane Duccio, figlio del medico del paese, narrata in terza persona, con uno stile che si accorda con il ritmo di una civiltà un po’ remota e scorre fluido e controllato tra le vicende dei personaggi, tratteggiati con la simpatia misurata di chi ha imparato a dominare la nostalgia ed a filtrarla attraverso un velo leggero e affettuoso di ironia. Il linguaggio, sobrio, aderisce perfettamente alla descrizione degli avvenimenti. Nella seconda parte, si dà voce , in prima persona , all’anziano Diodato, che narra la sua vita a partire dalla nascita “in una famiglia di contadini violenti”. Il boom socio-economico del dopoguerra, gli apre innanzi molteplici opportunità, tra le quali si muove affannosamente ma con determinazione: lasciato il suo paese e conquistato un titolo di studio, diventa imprenditore. Da questo momento conduce una vita che si disperde in molti tentativi, in relazioni superficiali, in un matrimonio sbagliato. Questo affanno si traduce in un ritmo del racconto spezzato e in un linguaggio con evidenti carenze sintattiche che ripropongono la cultura superficiale e lacunosa del personaggio. Diodato parla tanto raccontando “…le sue avventure sentimentali…”,si stordisce di parole narrando la sua storia ma si spegne per “..un groppo inestirpabile alla gola..” metafora di “…pianto greve che non si era mai espresso in lacrime”. L’autore procede nella sua narrazione ricercando la massima obiettività , senza deviazioni nel patetico o nel pittoresco, mantenendo come l’eco lontana di una nostalgia un po’ dolente e un po’ orgogliosa. Si intrecciano le memorie personali, le narrazioni dei testimoni, l’analisi sociologica. Tutto ha il sapore della verità, ma per la capacità che ha l’autore di rendere vivi i suoi personaggi , di presentarci l’uomo nella sua essenzialità di essere costretto ad adeguarsi alle mutazioni della Storia. Ma il Lucano , come dice Diodato, è diverso dal resto dei meridionali, cerca di assecondare la Storia senza farsi assorbire, la attraversa mantenendo dentro di sé un nucleo di resistenza perché sa che “….è difficile comandare alla realtà che si è fatta nei secoli…”