Le chiavi di lettura dell’ordito urbano materano sono state nel tempo molteplici e variegate: paradigma del “ridotto sviluppo urbano nel Mezzogiorno medievale e moderno”, problema dell’alterità tra realtà grottale e costruito subdiale, simbolo del non essere luna città e conseguentemente incapacità del metodo storico a seguirne le fasi dell’oroigine e dello sviluppo a fronte dell’analisi socio-antropologica più consona a riscontrare i sostrati arcaici del vivere in grotta.
Il volume di Rosalba Demetrio non è tutto questo, anche se culturalmente è presente nell’orizzonte della sua ricerca. Matera viene ricercata e indagata come microcosmo urbano con le sue mura, le sue piazze, isuoi acquedotti, le sue abitazioni,le sue chiese, i suoi edifici pubblici in un intreccio di funzioni, di interrelazioni, di interazioni anche con l’habitat circostante. A Matera insomma viene restituita una coscienza di città nella sua duplice dimensione della sua “forma” e della sua “proiezione”; “forma et imago urbis” si connota il titolo del volume editorialmente pregevole e ricco di un arredo iconografico che non è solo che non è un espediente di immediato impatto visivo, ma un integrante suggerimento di una visione immaginifica dei valori sottesi al costruito e all’ambiente in cui risulta inserito.
