Serena Vitale è una delle personalità più competenti della letteratura russa. Insegna a Pavia, ha scritto numerosi saggi e curato edizioni e traduzioni. Solo dall’Editore Adelphi Mandel’stam, Cveteva, Nabokov. Ora ci ha dato un libro di quasi quattrocento pagine, con un altro centinaio di pagine dedicate alle note, alle fonti e agli indici dal titolo “Il bottone di Puskin”. Il libro è dedicato al duello che ebbe con il giovane barone d’Anthes, per – si può dire – questioni di gelosia, e che lo condusse dopo pochi giorni alla morte per ferita riportata.
C’è nel libro una folla di personaggi e di comparse che vanno dagli Zar di Russia fino all’aristocrazia di San Pietroburgo, alla diplomazia con riferimenti precisi ai molteplici caratteri.
Ma i veri protagonisti della vicenda sono tre: la moglie Puskin, bellissima donna, non stupida, ma è come se incarnasse da una parte la purezza e dall’altra la malizia di cui forse non si rendeva conto: il barone d’Anthes bel giovane, assai mondano che corteggia con assiduità e sfacciataggine la bella Natalja e Puskin, il poeta grande, inflessibile e duro, che non puà accettare questa presenza di d’Anthes. Di lì molte vicende, il duello. Sono tutte belle le pagine di questo libro ma di particolare forza ci sembrano quelle che descrivono la vita di Puskin
